tutto quello che c'è da sapere o quasi -
Chi mi segue da un po’ sa il mio impegno verso il mondo della psicoterapia e degli psicologi, spesso vittime di troppi pregiudizi.
Chi mi conosce sa anche della mia psicoterapeuta, di quanto mi abbia aiutata, mi stia aiutando e di quanto io le sia grata perché seppur con un percorso molto doloroso, mi ha aiutata a rimettere insieme i pezzi.
Da qui l’idea che non bastasse più raccontare la mia esperienza – che per quanto fonte di eventuale ispirazione è mia appunto, quindi troppo soggettiva – ma sentivo il bisogno di provare a raccogliere le domande che ho ricevuto e che mi sono state fatte nel tempo – e che mi sono fatta io per prima all’epoca – e girarle a qualcuno che in questo ambiente ci lavora e che lo ha scelto nella vita.
Qui di seguito trovate le risposte ad alcune delle domande che ho raccolto, con la speranza che possano chiarire un po’ di dubbi sul mondo della psicoterapia e chissà, magari far decidere qualcuno definitivamente ad intraprendere il suo percorso. Io ve lo auguro di cuore!
Le risposte alle domande sono state date dalla dottoressa Susanna Betti e Rebecca Vignati, formate pressol’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e oggi psicologhe dello sviluppo e della comunicazione, specializzate in Disturbi Specifici dell’apprendimento e metodo di studio; sono attualmente psicoterapeute in formazione presso il Centro Milanese di Terapia della Famiglia, scuola ad indirizzo sistemico-relazionale.
– Come si diventa psicologi e psicoterapeuti?
Per diventare psicologo è necessario il conseguimento di una laurea quinquennale (3 anni di triennale + 2 anni di magistrale), un anno di tirocinio obbligatorio post lauream, il conseguimento dell’abilitazione all’esercizio della professione tramite esame di stato (tre prove scritte + una prova orale) ed iscrizione all’ordine regionale di appartenenza.
Per diventare psicoterapeuta è necessario conseguire il diploma di specializzazione in psicoterapia (scuole della durata di quattro/cinque anni). Tra queste scuole di specializzazione ci sono vari indirizzi ognuno riconducibile ad uno specifico orientamento (scuole analitiche, cognitivo-comportamentali, sistemico-relazionali, ecc.).
– Come si fa a scegliere uno specialista adatto alle proprie esigenze e tra i vari orientamenti (cognitivo comportamentale, ecc)?
Partiamo dal presupposto che l’obiettivo comune a tutti gli approcci è quello di migliorare lo stato di benessere ed aiutare le persone a realizzare il proprio potenziale, detto questo il consiglio è quello di informarsi rispetto ai diversi orientamenti in quanto ogni orientamento può possedere delle competenze specifiche più o meno funzionali rispetto ad ogni problematica. Tutti gli psicoterapeuti mirano, però, ed è importante sottolinearlo, a stimolare un cambiamento.
Lo psicoanalista fonda la sua pratica terapeutica sul lavoro sui sogni, sulle fantasie, sulle libere associazioni di pensieri e l’attenzione è alla relazione terapeuta-paziente.
Il sistemico-relazionale intende l’individuo come espressione di un contesto in cui è inserito e quindi fornirà particolare attenzione alle relazioni significative dell’individuo stesso.
Il cognitivo-comportamentale mira ad aiutare la persona a comprendere come i propri pensieri e convinzioni determinino le proprie difficoltà emotive e comportamentali.
– Capire di avere bisogno di aiuto è davvero il primo passo per intraprendere un percorso o quando capisco che è ora e devo andare da uno psicoterapeuta?
Quando il malessere o il dolore che si prova è talmente invalidante da compromettere il proprio funzionamento in più ambiti della tua esistenza (scuola, lavoro, famiglia, ecc)
– È efficace la psicoterapia online?
Sì, l’importante è che si sia sviluppata una buona alleanza terapeutica, ci sia fiducia reciproca e rispetto del setting, nonostante ciò un monitor non potrà mai sostituire un colloquio in presenza.
Il Setting in Psicoterapia è il contesto entro il quale ha luogo la relazione terapeutica, è costituito sia da elementi astratti, come il modello di riferimento, la personalità del terapeuta, le regole implicite ed esplicite, sia da cose concrete, come la stanza, le poltrone o il divano e la presenza o meno di oggetti.
– Si può stabilire quanto tempo durerà la psicoterapia?
Dipende dall’approccio e dal terapeuta stesso. Generalmente con il terapeuta si stabiliscono dei micro obiettivi ed insieme si valuta gradualmente il raggiungimento o meno di questi obiettivi.
– Mi verrà detto o sarò messo nella condizione di dire che ho sbagliato tutto nella vita?
No, il lavoro del terapeuta non è quello di esprimere un giudizio ma quello di aiutartia guardare il tuo dolore cercando di proteggerti da sofferenze più forti. Il terapeuta cerca di far emergere le ricchezze di cui ognuno di noi gode.
– Qual è il limite tra segreto professionale e legge?
Nel caso di obbligo di referto o di obbligo di denuncia, lo psicologo limita allo stretto necessario il riferimento di quanto appreso in ragione del proprio rapporto professionale, ai fini della tutela psicologica del soggetto (art. 13 codice deontologico).
– Se non mi trovo bene in terapia cosa succede?
Il primo passo è quello di condividere questo malessere con lo psicoterapeuta al fine di poterne discutere insieme e valutare la sospensione delle sedute ed eventualmente l’invio ad un altro psicoterapeuta.
– Come si allena il pensiero positivo?
Burkeman in un suo famoso libro riporta “ci sono tanti modi di essere infelici ma c’è un solo modo di stare tranquilli ed è smettere di correre dietro alla felicità” questa osservazione ci ribadisce il problema del culto dell’ottimismo che a volte può essere controproducente e che se eccessivo finisce proprio per scardinare la positività.
– Non credo in me stesso e per avere una fidanzata mi vedo brutto e sono timido; – uscirò mai dalla spirale “mi sento una fallita”?
Ci sono ricchezze dentro ognuno di noi, nessuno è escluso, ognuno può scoprire di avere molte più possibilità e risorse di quanto crede. Ogni cambiamento parte dall’accettazione di sé. Un luogo dove poter lavorare sull’accettazione di sé è proprio la relazione con lo psicoterapeuta.
– Come gestire i rapporti tossici?
Non è sempre necessario gestirli, se un rapporto è tossico perché non mettere un punto?
– Spero di riprendere, ho dovuto interromperla (problemi di soldi e covid)
Purtroppo capita, soprattutto durante e dopo una pandemia. Ricordiamo però che ci sono anche servizi pubblici che offrono percorsi di psicoterapia altrettanto validi (ci potrebbero essere liste d’attesa più lunghe).
Per completezza, abbiamo ricevuto anche altre domande, che però entravano molto più nello specifico. Del tipo: “mi sento così, cosa posso far per, è successo questo, come faccio a”, a queste domande non esiste una risposta univoca, perché bisognerebbe contestualizzare il tutto in un quadro molto più complesso. Ci danno però uno spunto per dire una cosa molto importante: nella psicoterapia non esistono soluzioni immediate. Nessuno vi dirà che cosa dovete o non dovete fare e quale sia la cosa giusta. È un percorso in cui voi e solo voi siete i protagonisti, ma la cosa bella è che siete accompagnati in tutto questo e mai da soli. Essendo un percorso, richiede tempo, fatica e impegno, ma gli obiettivi e i risultati ottenuti vi ripagheranno di tutto. Perché sarete finalmente liberi di essere voi stessi, per davvero.
Abbiamo anche ricevuto delle domande di persone spaventate dal giudizio altrui se si venisse a sapere che potrebbero o hanno intrapreso un percorso di psicoterapia. Speriamo che questo articolo possa far capire meglio che non esiste niente di sbagliato nell’intraprendere un percorso del genere, anzi. Forse lo si fa proprio per smetterla di sentirsi in difetto per colpe o giudizi che nemmeno ci riguardano ma che ci fanno soffrire.
Le dottoresse Betti e Vignati ricevono a Milano e potete contattarle a questo indirizzo mail, anche per ricevere ulteriori informazioni o per essere indirizzati e accompagnati nel percorso migliore per voi: [email protected]